martedì 17 marzo 2015

PARLANDO “AD” AMORE

……Alla fine eccoti..…ma dove eri finito? Ma lo sai quanto tempo è che ti aspetto? Sembra un’eternità……. Ma lo sapevo che prima o poi saresti tornato, quanto meno lo speravo tanto.  Lo speravo perché ho sofferto la tua mancanza, perché avevo bisogno di parlarti…di chiederti alcune cose che penso di aver capito ma delle quali non sono ancora del tutto convinto.
È stata un periodo molto vuoto senza di te sai? Lo so, me lo avevi detto ma, non ho mai voluto crederti. Pensavo proprio che ci sarei riuscito lo stesso, anche senza e, invece….la vita senza di te non ha molto senso. Il lavoro, gli amici, gli hobby niente…. Non c’è proprio modo di compensare, di…. sostituirti.  
È come se ci fosse un vuoto, un ansia, un senso di non appartenenza, di non possesso. Qualcosa che può essere riempito solo da te.
Lo sai che hanno inventato anche le Chat per cercare di trovarti? Non sono male, ma, secondo me, è un luogo dove la ricerca è molto poco organizzata. Tutti con certi musi lunghi…cupi. Tutti che amano il mare, la montagna, che vogliono chiarezza e sincerità. Sono talmente spaesati da essere convinti che tu sia il principe azzurro o l’anima gemella!!!
Però se ci pensi non ti sei comportato molto bene. Anzi direi che ne hai fatti proprio tanti di casini, al punto che c’è da pensare se non sei anche tu un virus batteriologico scappato al controllo di qualche super potenza. Dici di no? Ma guarda le conseguenze, guarda che cosa  hai combinato a tutti quei disgraziati che ti hanno cosi tanto creduto, cercato, trovato.
Giulietta e Romeo per dirne una,  non potevi farla svegliare un attimo prima che  lui bevesse quel dannato veleno? E perché Leopardi e Silvia? Voglio dire, non parlo di arrivare al rapporto fisico, che a quell’uomo avrebbe comunque fatto tanto tanto bene, ma un aperitivo, un caffè,  cosa ci voleva a combinarlo?.
Per non parlare di  Dante e Beatrice, questi dove me li metti? Nove anni a contemplarla senza un bacio, una carezza, cosi, accontentandosi di vederla semplicemente camminare…..nemmeno sapeva se si chiamasse veramente Beatrice…..secondo me  il sommo poeta, è arrivato all’uso delle droghe più impensabili pur di dimenticare la sua amata. Dici che non è cosi? E come può un essere umano partorire un opera cosi disumanamente bella senza un bell’aiuto farmacologico? Bah sarà come dici tu….”farina” del suo sacco!
Non è che a Petrarca sia poi andata tanto meglio. Voglio dire “….Infatti Laura, tanto per naturale onestà d'animo quanto per segreta e superiore benevolenza verso il poeta, non gli cedette (leggasi non gliel’ha data), Gli procurò, invece, ma questa volta senza volere, un altro grandissimo beneficio… morì. Quando Laura è in cielo il Petrarca la sente tutta sua, fuori da ogni pericolo, Non più tentazioni sensuali, non più disappunti e gelosie, non più caduta e peccato. Ora è soltanto del poeta e di Dio… ti sembra tutto normale?
Hai costretto un Catullo “qualsiasi” ad innamorarsi di una certa Lesbia, che poi non era Lesbia bensì Clodia, che però lui paragona a Saffo, ma Saffo non era lesbica? Quindi non solo una dall’identità poco definita ma anche una decisamente poco affidabile….era  pure sposata!! Intendo dire, quello è Catullo non uno qualsiasi, è uno carino delicato, gracilino, ma si è innamorato e poi si è ammalato e alla fine….. è morto a causa del “mal sottile”……ma quanti nomi hai usato nella tua storia? Non è che per caso, tra i tanti hai usato, anche Zeus o Ra o Cristo? No perché, in tal caso,  mi si chiarirebbero tante altre cosette in sospeso.
Ma chi ha inventato il termine Amore Platonico? Pare un certo Marsilio Ficino ma secondo me glielo hai consigliato tu, l’ennesimo dei tuoi deliri. “il modo in cui comunemente si definisce una forma di amore sublimata, che esclude la dimensione sessuale e passionale”….dico ma…. stiamo giocando? Platone parla nel Simposio di un certo Pòros (intelligenza) e di una certa  Pènia (povertà e bisogno). Questo non ne voleva proprio sapere di “giacere” con l’innamoratissima Pènia la quale però, anche allora le donne non si fermavano davanti a nulla,  approfitta dell’ubriacatura di Pòros per “giacere” con lui…. Da questa “notte rubata” nasce Eros, il più antico degli Dei,  la forza che fa andare avanti il mondo, che porta alla procreazione e alla continuazione della razza umana….” Quindi fammi capire, amore come sublimazione di un sentimento che non conosce materialismi,  amore inteso come espressione filosofica e astratta…. “è meglio non farlo” ma, in pratica, se succede, nasce qualcosa di esageratamente incline all’amore stesso e non solo, ma costruttivo ai massimi ai fini della continuazione della razza umana….. tutto molto chiaro non c’è che dire.
E perché Elena e Paride? Quel poveraccio di Priamo s’è giocato una città perché l’innamoratissimo figlio non aveva capito quale delle due “troie” fosse veramente casa sua!
E non è che se giro la frittata le cose siano andate tanto meglio. Anche se lo guardo dal lato della donna non posso certo dire che siano state rose e fiori… vuoi qualche nome?
Penelope, Didone, Eva Braun, Claretta Petacci, Cleopatra, Desdemona, madame Butterfly……mamma mia quante.
Come vedi, hai sempre combinato tanti casini. Mi sono chiesto in questo lungo tempo di attesa se, alla fine,  non fosse un bene l’averti perduto. In effetti laddove si parla di te, si parla anche di perdizione, dannazione, delusione, inganno, tragedia insomma… fa bene alla fine? Ammettiamo che un attimo di dubbio possa esistere? Vogliamo proprio condannarli tutti questi “amanti della solitudine”? Tutti questi che continuano a dire “sto bene da solo” non c’avranno visto lungo alla fine?
Ma è un dubbio che dura un attimo proprio perché, per motivi che non sono facilmente comprensibili, non si riesce a vivere bene senza di te. La mente e il cuore non andranno mai d’accordo …..
Con trauma e sacrificio ho anche io superato Babbo Natale e anche la Befana. Anche io so che nessuno mi bacerà per farmi diventare principe o per farmi sputare il pezzo di mela. Questo mondo è pieno di gente come me, che ti conosce benissimo. Persone che ci sono passate e che ora hanno paura, capisci? Paura perché quando tu arrivi ti impadronisci di tutto. Ti metti davanti e ci “possiedi”, obbligandoci a vivere per lei o per lui. Paura perché è rimasta come unica arma di difesa. Pensi che ti scaccino perché “non trovano l’anima gemella”? No non è cosi, tutti quelli che ci sono passati sanno perfettamente cosa vuol dire ammalarsi di te. Si ricordano perfettamente di quanto hanno sofferto e, guardandosi in giro, non trovano proprio tutto questo ottimismo in altri esempi.
E hanno paura, proprio perché non c’è altro che possono fare se non avere paura di te… si innamoreranno di nuovo nel modo più casuale del mondo, nessuna tecnica, nessuna tattica, nel modo più diverso rispetto a quello che hanno sempre pensato, quello che hanno voluto, tutto questo può mettere paura.
Perché credere in te vuol dire essere pronti al sacrificio, essere pronti a soffrire. Chiedi un prezzo altissimo a tutti coloro che si mettono alla tua ricerca e ancora più alto a coloro che ti trovano.
Ma  alla fine vinci sempre tu. Perché sappiamo quanto sia meglio cosi, quanto sia meglio dannarsi, disperarsi anche se per un periodo che spesso è brevissimo. Un istante solo forse ma un istante che sarà sempre dentro di noi a ricordarci quanto pur nei vortici, pur nella tempesta, ci siamo sentiti “completi”.
E allora ti rendi conto che Giulietta non doveva svegliarsi un attimo prima e che Romeo doveva morire dal dolore per quella perdita. Solo cosi poteva diventare una “storia d’amore”, la più bella di tutte le storie. Solo cosi Leopardi e Dante e Petrarca e tutti quelli che hanno voluto parlare di te, hanno potuto spiegare cosa vuol dire amare veramente anche a costo della loro vita.
Per te si soffre, per te si può morire ma, è sicuro che con te a fianco si riesce a dare il meglio di noi e, soprattutto, ci sente immensamente appagati.
Quante notti ho passato a parlare con te, a chiederti perché accadeva, perché avevi deciso di non volermi più. Quanti luoghi ho visitato cercandoti negli occhi della gente, nei tramonti nelle lune piene, nei mari calmi della sera e in tutte quelle cose che un po’ ti richiamano alla mente,  nella continua speranza di vederti, di scovarti in una parola, in uno sguardo. Tu eri li ma non volevi parlare con me, forse pensavi che non fosse il mio turno o forse che non lo meritassi ma, ti sei sempre sbagliato. Non mi hai permesso di  stringerti, non mi hai permesso di baciarti, di addormentarmi e di svegliarmi con te vicino.  In tutto questo tempo ho potuto solo sognarti,  desiderarti, immaginarti,  raccontarti di me.
Ma non ho mai perso la speranza e, come vedi, eccoti qui. Aiutami ad alzarmi… sono pronto per partire di nuovo però, prima, rispondi a questa domanda che mi assilla da sempre… tu eri il serpente o la mela?


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